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HO PERSO TUTTO

Andrea Fiorini on Febbraio 26, 2015 - 11:31 pm in Il Ciclo di Imdi-Īlum, Il Fuoco Alimentato dal Vento, Poesie di Andrea Fiorini

Da Il Fuoco Alimentato dal Vento – Il Ciclo di Imdi-Ilum

Ho perso tutto.
Nel mio vestito migliore stringo il cuoio sul petto
e sobbalza la sentinella poco distante nel buio
sentendomi ridere
amaro.
Ridiscendo la scala di pietra, giù dalle mura,
esco dalla cittadella seguendo le fiaccole
e trovo questo nuovo popolo
che avevo dimenticato.
Non sento suoni.
Ho perso tutto
e non riesco a spiegarmi
e il mio nome e le mie ricchezze non sono nulla.
Io sono Imlidum, figlio di Shu-Laban,
nipote di Amur-Ili che ha dato vita al commercio tra Assur e Kanesh,
dal grande fiume alla terra delle montagne e delle profonde gole e dei boschi,
e che come mio padre
e come me ora
è tornato a casa dopo anni.
Troni e prigioni ho visto
sabbie, carovane infinite d’animali carichi al sole.
Ho dovuto colpire di mano ferma
e strisciare
per essere quello che sono
per avere quello che ho.
A casa, se questa è casa,
e mio padre non c’è più
mura fredde nel sole cocente
i miei figli rimasti al karum
come mio padre fece con me e suo padre con lui.
Chi porta il nome della dea
e dea è stata
è nebbia nella mia mente
e se qualcuno mi chiedesse dov’è ora
beh, avrei bisogno di tempo
e alla fine sarebbe silenzio.
Ho perso tutto tornando,
alla guida di cento e cento uomini e asini stracarichi
pagati in argento
che trenta volte hanno reso alla vendita,
perché, questa è la verità,
sono tornato per il motivo sbagliato.
Ho chiuso alle spalle una porta
che nessuno può chiudere
e branchi di lupi, i miei lupi,
sani e ringhianti dagli occhi ridenti
mi hanno seguito fin qui
saltando di roccia in roccia
nelle notti del viaggio,
disturbando il sonno di animali e uomini
il mio
ed entrando nella porta di casa.
E se ancora il nome di Imlidum e della sua ascendenza
tengono aperta la strada della rocca
e spingono le sentinelle stanche a un ultimo reverente inchino notturno
se il fruscio di seta e tessuti preziosi
e tintinnio di gioielli
accompagna i miei passi
gli occhi bassi persi nel gioco d’incastro delle pietre del selciato
per stasera che Ishtar mi guardi tutto questo non è nulla
perché finito l’abbraccio famigliare del deserto
e dei lunghi campi regolari tagliati dai canali
varcata la porta della città
sono tornato uomo.

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