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POESIA COSMISTA (2-segue)

Andrea Fiorini on Febbraio 23, 2019 - 1:18 pm in Critica letteraria

Il punto di partenza filosofico del Cosmismo viene generalmente identificato nelle teorie di Nikolaj Fëdorov, pensatore e scrittore russo vissuto tra il 1823 e il 1903. In realtà, il Supermoralismo da lui delineato, le sue teorie e il suo vissuto quotidiano (sempre rasenti la follia e intrisi profondamente di problematiche psicanalitiche) sono stati identificati come pilastri fondamentali del Cosmismo soltanto a posteriori, attorno agli Anni ’70.
In estrema sintesi, Fëdorov – che influenzò e fu influenzato dalla conoscenza col padre della missilistica e della cosmonautica russa e mondiale, Konstantin Cholkovsky – mescolò la fede ortodossa e uno scientismo sfrenato (Dio non esiste, la scienza è il vero Dio che può risolvere e decidere tutto), con cui arrivò a sostenere che la scienza sarebbe stata in grado di ridare la vita ai morti, e che in futuro navi spaziali avrebbero solcato l’universo per raccogliere gli atomi dei morti al fine di ricostituirne i corpi. Non solo, ma questo processo di resurrezione generalizzata avrebbe comportato un grande sovraffollamento del nostro pianeta, per cui si sarebbe reso necessario colonizzare altri pianeti e galassie.
Un pensiero da Fëdorov stesso definito appunto Supermoralismo: il singolo non agisce né per sé né per altri ma, come un unico corpo, con l’intera collettività umana, per arrivare alla resurrezione di tutti.
Un progetto da brivido, visto con gli occhi di oggi, ma che porta già con sé l’idea stessa di un comunismo radicale e che infatti il comunismo farà suo, sostituendo all’Uomo Nuovo di Fëdorov il proletario socialista.

Ma per arrivare al Cosmismo, e in apparente contraddizione con la sua pretesa di fede assoluta nella scienza, bisogna aggiungere l’occultismo. Un elemento, quest’ultimo, che suona come una reazione molto umana alla cappa scientista ma che si giustifica nella visione appunto “magica” della scienza, in grado di dare vita a miracoli inspiegabili, di realizzare fenomeni di portata universale e al tempo stesso di legare insieme tutti gli elementi dell’universo stesso.
Malgrado l’ateismo di Stato, molte personalità russe e dirigenti del partito comunista russo sono stati e sono cosmisti, anche apertamente. Un modo, forse, per non rinnegare completamente le radici cristiane ortodosse.

Il Cosmismo, quindi, inteso come esaltazione della scienza come Dio, di possibilità di plasmare la Terra, di proiezione verso il cosmo dell’umanità e di sforzo comune, necessario e coordinato per realizzare questa proiezione avrà (ha) un impatto forte e duratura sull’arte e sulla comunicazione russa, in tutti i campi: letteratura, romanzi, saggi, libri di filosofia, poesie, teatro, pittura, cinematografia, pubblicità e manifesti.
Come scrive Michele Franceschelli: “il minimo comune denominatore delle diverse personalità del Cosmismo è dato dalla prospettiva cosmica entro la quale inseriscono la Terra e l’umanità”.

La Poesia Cosmista

È in questa temperie culturale attorno agli Anni ’20 che fanno sentire la loro voce i cosiddetti “poeti proletari”, inizialmente legati a due riviste letterarie, “La fucina” di Mosca e (non a caso) “Il cosmista” di Pietrogrado (oggi San Pietroburgo). Un movimento dato per morto, se in alcune università si insegna che “(…) la generazione dei cosiddetti “poeti proletari” (da Kirillov a Bezymenskij a Artem Golodnyj), i cui testi oramai invecchiati e prevedibili non ebbero mai grande rilevanza nelle traduzioni italiane e oggi paiono definitivamente esclusi dalla grande linea della tradizione poetica nazionale se non come curioso reperto storico”.

(2 – continua)

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