SUL MODERNISMO LETTERARIO
di Edward Mozejko (trad. di F. Muzzioli e F. Ricci)
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Mi sembra che si possano individuare quattro aree culturali in cui il termine è usato in un senso più estensivo e generalizzato:
1) “die Moderne”, concetto creato e sviluppato nella tradizione letteraria tedesca e adottato con qualche modifica nei paesi dell’Europa centrale e in parte di quella orientale; fu usato per la prima volta da Bahr come titolo del giornale Die Moderne e nel suo libro Zur Kritik der Moderne (1891). Il termine venne a significare una mistura (un aggregato) di alcuni modi di sentire, vaghi, contraddittori ma più spesso pessimistici, espressi dagli scritti decadenti, simbolisti e impressionisti.
2) “modernismo” latino-americano e spagnolo, che sorse un decennio prima del tedesco “Modernismus” (ho in mente soprattutto i suoi rami latino-americani); rappresentò una reazione contro la monotonia del naturalismo e divenne uno strumento di ricerca per il rinnovamento della letteratura, a liberarla dall’influenza unilaterale della madrepatria spagnola con una più ampia apertura verso le altre correnti artistiche europee, in particolare quelle della letteratura francese. Nel suo finale stadio spagnolo (conosciuto anche come la “generazione del 98”) il “modernismo” si sviluppò in un estremo individualismo accoppiato a quei tempi con una davvero radicale protesta sociale venata di nichilismo.8
3) la terza accezione del “modernismo”, come periodo di lunga durata nell’arte e nella letteratura del Novecento, proviene dall’esperienza anglo-americana che ebbe luogo negli anni tra il 1910 e il 1940 (talvolta la cesura finale è spostata al 1945 o 1950).
4) in questo caso il “modernismo” è collegato non tanto a una specificità culturale, quanto a una visione-del-mondo ispirata all’ideologia marxista che sostiene la tesi di una natura dualistica dell’arte del Novecento, individuata nel contrasto e nell’opposizione continui tra due complessive attitudini artistiche — il realismo e il modernismo. Lukács9 fu il fondamentale esponente di questo tipo di approccio, che trovò il suo riconoscimento ufficiale e la sua istituzionalizzazione in Unione Sovietica, dove il termine “modernismo” fu ridotto a un concetto negativo e sotto questa etichetta venne riassunto ogni possibile “ismo”, quale manifestazione della cultura borghese decadente.10 Così il termine divenne parte di una neolingua, un coacervo lessicale senza precisi confini semantici, privo di significato e usato come bersaglio di propaganda ideologica. Vale la pena di aggiungere che anche nella Russia pre-rivoluzionaria (e poi, più tardi, nell’emigrazione) molti importanti scrittori nutrirono un’opinione piuttosto sfavorevole a proposito del “modernismo”: Blok, per esempio, rimase convinto che esso fosse un innesto artificialmente trapiantato sul suolo russo, alieno dalla sua cultura nazionale.
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